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Con questo libro Franco Buffoni ha inteso dimostrare praticamente come il dialogo tra critica e poetica possa risultare fecondo, soprattutto se riesce a protrarsi nel tempo. Nella speranza che la filosofia estetica possa presto tornare a giocare il suo essenziale ruolo, valutando tale dialogo, perché in tale "valutazione" si annida il riconoscimento della quiddità dell'arte. Operando sui concetti di intertestualità e di poetica, di avantesto, di ritmo e di movimento del linguaggio nel tempo, con le idee chiare sulle differenze tra estetica, critica e poetica, questo libro può aiutare molti a non cadere nella trappola di una troppo generica teoria della letteratura. Il dialogo tra il poeta e i propri critici si dipana per quattro decenni riconoscendo alcuni come essenziali interlocutori, da Giovanni Raboni a Luca Canali, da Enzo Siciliano ad Andrea Cortellessa. E in particolare Guido Mazzoni, che vent'anni fa riuscì ad impostare in modo completamente nuovo la lettura critica della poesia di Buffoni. E a Francesco Ottonello, che recentemente l'ha orientata in ottica scientifica e rivendicativa. Nelle parole di Buffoni "un'elegia dal contenuto forte, persino drammatico; magari autobiografica, ma spigolosa, sarcastica. Un'elegia capace di assorbire e sostenere anche la mia voglia di illuminismo".